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Obiettivo Amicizia: da Sciascia a Castelli  fino al prof. del nostro “Attimo fuggente”

Con questa newsletter, cari amici della Strada degli scrittori, apriamo una linea diretta per informarvi di attività finalizzate come sempre ad accendere i riflettori su città e paesi legati a grandi autori. Alcuni notissimi, altri meno. Perché quelle piazze, quelle strade, i teatri, le fondazioni, i conventi o le “parrocchie” parlano di loro. Dalla Racalmuto di Sciascia alla Girgenti di Pirandello e Camilleri.

   Abbiamo cominciato proprio con loro dieci anni fa e, prossimi a questo importante anniversario, ampliamo i nostri orizzonti, richiamati da circoli, amministratori, semplici lettori di tanti altri scrittori meno popolari. In aree vicine che portano la “Strada” a superare la traccia indicata dall’Anas e dai motori di ricerca, quella della vecchia Statale 640 che va da Caltanissetta verso la Scala dei Turchi, fra Porto Empedocle e Realmonte.

   Perché ormai da tempo noi ci consentiamo incursioni destinate a valorizzare personaggi come Emanuele Navarro della Miraglia a Sambuca di Sicilia, il borgo dei borghi non distante da Santa Margherita Belice, altra tappa fondamentale perché, come Palma di Montechiaro, richiama le pagine del Gattopardo. In un’area dove più recentemente abbiamo inglobato attività orientate a puntare i nostri obiettivi su Tommaso Fazello, il frate domenicano di Sciacca al quale si deve la prima completa Storia della Sicilia del 1500 e la scoperta di tanti siti archeologici.

   Si ampliano gli orizzonti, cercando sempre agganci anche con gli autori del primo progetto pilota. E Sciascia, per esempio, ci porta ovviamente a Sant’Agata di Militello, luogo natio di Vincenzo Consolo da noi ricordato a dieci anni dalla scomparsa.

   Lo abbiamo fatto riflettendo sulla questione dell’amicizia. Tema da noi considerato quasi battistrada di questo primo scorcio del 2022. Appunto, partendo dall’amicizia di Consolo con Sciascia e da quella, poi travagliata, dello stesso autore di Retablò con Gesualdo Bufalino. Tema lanciato a gennaio per l’anniversario della nascita di Sciascia quando ci siamo collegati (purtroppo ancora attraverso la fune online di web e social) a Castelbuono, la città da tempo famosa per la pulizia del borgo, il jazz, i panettoni di Nicola Fiasconaro. Ma forse senza che tanti sappiano di Antonio Castelli, lo scrittore del quale Sciascia professò una amicizia incondizionata, nato in questa meraviglia delle Madonie nel 1923 e tragicamente andato via nel 1988.

   Altro autore da riscoprire partendo da quell’“amicizia” che vorrei diventasse un ricorrente leit motiv per i prossimi mesi. Forse anche perché la pandemia ha finito per rallentare tanti rapporti, tante frequentazioni. Forse anche per capire che senza una intesa fra intelligenze pur variegate non si costruisce il futuro, ma si rischia di perseverare in un individualismo capace di corrodere ogni buon progetto.

                    I Minori che scopriamo Grandi

   Lo so che parlando di Castelli, come succede per Fazello o Navarro della Miraglia, e come succedeva per Antonino Russello a Favara o per Rosso di San Secondo a Caltanissetta, qualcuno può chiedersi ma chi è costui?

   Appunto, a questo tipo di interrogativi noi vogliamo rispondere. Anche con la storia di Castelli, osservatore del mondo contadino, della realtà agricola, della propria terra, uomo schivo, fuori da lobby e circuiti letterari, per questo amato da Sciascia che lo propose nel 1968 come vincitore della prima edizione del Premio Brancati a Zafferana Etnea. Sconfitto, Sciascia non riuscì a convincere altri giurati di allora, compresi Pasolini, Moravia e Dacia Maraini, mentre si batteva per lo scrittore di Castelbuono considerato da Consolo, anch’egli in giuria, “sciolto da qualsiasi legame con quella industria culturale che dal Nord del nostro Paese faceva sentire tutto il suo potere aggressivo e discriminante”.

   E’ uno stimolo per capire se e che cosa è cambiato da allora, ma anche per addentrarci fra le pieghe di una storia da tanti ignorata. E raccontare l’amicizia talvolta non sufficiente a proteggere un animo travagliato a farla finita, come accadde a Castelli.

   Con il sito della Strada degli scrittori sono ormai recuperabili tante di queste pagine che stiamo scrivendo con l’aiuto di voi tutti, sperando di ricevere sempre nuovi input. Anche per superare disattenzioni a volte imperdonabili, come una che ci riguarda da vicino. Perché stiamo cercando di scoprire con grave ritardo uno scrittore ignorato fino alla tragedia di Ravanusa. Parlo dell’esplosione di gas che a dicembre ha ucciso nove persone. Compreso Mario Carmina, il professore di filosofia amato dagli studenti ai quali indirizzò l’invito a “mordere la vita” per non essere spettatori “ma protagonisti della storia che vivete oggi”. Parole rilanciate nel messaggio di Capodanno dal presidente Mattarella accendendo i riflettori su un docente che sembra essersi ispirato all’Attimo fuggente con Robin Williams, il film del 1989.

   Abbiamo scoperto così quanto gli fossero grate intere generazioni e come quasi nessuno di noi avesse letto i suoi due romanzi storici, I Totomè del barone e Rosolio al mandarino. Adesso in ristampa, per decisione dell’editore Dino Marasà di Studio Byblos. Con soddisfazione di Mario Carmina, il figlio del professore che nella tragedia ha perso pure la madre, Carmela Scibetta. Occasione per saldare un rapporto con la Strada degli scrittori che proprio Mario, manager di una catena alberghiera a Milano, conosce bene. Si è infatti laureato alla Bocconi con una tesi sulla Strada degli scrittori e sulla Strada del vino sottolineando un dato inquietante: “Ho girato tutte le cantine, ma ho capito che non si parlano fra di loro, che non fanno rete…”. Come spesso succede a fondazioni, associazioni, enti culturali, aggiungo. Condividendo l’amarezza di Mario Carmina che considera “l’individualismo, il nostro male”.

   Si, spesso ognuno va per sé. Ma anche la figura di Carmina ci aiuta a capire qual è la strada giusta da battere. E noi di amicizia, di solidarietà vorremmo parlare anche riprendendo i libri del professore diventato un faro per i suoi ragazzi: “Sporcatevi le mani… non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose…”.

   Continueremo a parlarne. Come avremmo voluto fare nei primi di gennaio con uno spettacolo dedicato a Carmina, alle vittime e alle famiglie sfollate di Ravanusa. Una serata al Teatro Pirandello di Agrigento. Anche per una raccolta fondi da noi già avviata. Era tutto pronto. Con l’ausilio di una impresa sempre sensibile agli stimoli culturali, la Italkali, con le miniere di Realmonte e Racalmuto-Regalpetra. Appuntamento solo rinviato. A presto. Nel segno di una amicizia da rinnovare. Come quella che ci porta a riscoprire i grandi autori e i “minori” che a volte tali restano per nostra disattenzione.