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“Non sai quanti nomi ti ho dato”

Oggi 1 marzo al Cinema Ciak di Agrigento, alle 18,30, sarà proiettato in prima visione – ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, previsto anche il secondo turno – “Non sai quanti nomi ti ho dato”il film scritto e diretto da Franco Carlisi che ha già ricevuto importanti riconoscimenti a livello nazionale in diversi festival.

La proiezione sarà preceduta da un intervento dello scrittore e giornalista Felice Cavallaro, direttore della Strada degli Scrittori, che converserà con il regista del film e i due attori protagonisti: Giovanni Volpe e Noemi Castronovo. Coordinerà questo momento introduttivo Salvatore Picone.

Franco Carlisi

 

“È un film – spiega il regista Franco Carlisi – sul rapporto col tempo all’estremità della vita. Si può imparare a vivere, infine? Il protagonista è uno scrittore che, a causa di una malattia, pensa di vivere gli ultimi momenti della sua vita. In questo tempo che rimane ma che inesorabilmente si consuma, sente, insopprimibile, il bisogno di essere definito in un abbraccio. Nell’abbraccio di Laura. Una donna forse amata nella giovinezza e persa, dissolta tra le righe di un ipotetico romanzo. Lo scrittore sente la vita concreta scivolare via in un imbuto di pensieri mentre una vita altra prende luce dai suoi appunti: la sua esistenza interiore, soltanto immaginata ma che lui sente come vera.

“Il suo romanzo – aggiunge Carlisi – comincia dalla solitudine. Dall’inutilità della solitudine coltivata come un vizio. Arriva quindi a Laura. Laura è il desiderio che rimette in moto la vita. In lei lo scrittore ama quello che avrebbe voluto essere, quello che vorrebbe essere. Tuttavia, questo rapporto tra i due non si consuma freudianamente allo specchio in un inganno narcisistico. Laura è una donna in carne ed ossa; è un corpo/mondo e, perdendo quel corpo, lo scrittore ha perso il suo posto in quel mondo. Comincia a cercarla. Ma il viaggio che il protagonista intraprende è un viaggio che compie dentro se stesso. Tutti i paesaggi che attraversa non sono altro che insurrezioni della memoria con tutto il loro carico di piccolissime felicità. Svelano gli eroismi dell’illusione in una vita raccontata al margine della morte”.

Noemi Castronovo in una scena del film

 

“Tuttavia – continua Franco Carlisi – nonostante il tentativo ingenuo di ritrovare in Laura il senso di tutte le cose e nonostante i suoi anni, la vita rimane, per lui, inesplicabile. Mentre, invece, vorrebbe capirla, spiegarsela, imparare a vivere infine. Dare alla vita un nome. Un nome qualunque per una vita qualunque, come quelle prese in prestito nei suoi romanzi. Le vite degli altri, quelle che non ha vissuto ma che pure gli appartengono. La sua vita non gli basta. A volte non è soltanto bello vivere la vita, ma anche fingere, illudersi di viverla in un tempo sospeso, in un mondo che è come te lo immagini e basta. Sognare credendo di vivere, insomma, nell’illusione – conclude il regista – di aver sconfitto la solitudine e la morte”.

Giovanni Volpe in una scena del film

 

“Ci sono personaggi che ti appartengono – sottolinea  Giovanni Volpe – ti entrano dentro e ti dettano movenze, toni, espressioni. Frutto di costruzioni anche empiriche, il cinema, il sensibilissimo obiettivo di Franco, ti legge in ogni dettaglio dietro al quale c’è sempre un moto interiore, una sospensione, una urgenza. Riuscire a comunicare appaga sempre ed è stato un privilegio poter lavorare a questi livelli con questa intensità e con questi risultati”.