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Giuseppe Tomasi di Lampedusa

I luoghi di Giuseppe Tomasi di Lampedusa a Palma di Montechiaro e Santa Margherita Belice. Viaggio tra i sentieri dello scrittore nato a Palermo il 23 dicembre 1896 e scomparso a Roma io 23 luglio 1957.

Giuseppe Tomasi, principe di Lampedusa è stato un letterato di complessa personalità e autore del noto romanzo “Il Gattopardo“. Taciturno e solitario, come il cugino, il poeta Lucio Piccolo, trascorse gran parte del suo tempo nella lettura. Di notevole interesse anche i “Racconti“, molti dei quali dedicati ai luoghi della sua giovinezza.

 

 

I LUOGHI: Palma di Montechiaro e Santa Margherita Belice

La storia della città, che inizierà a chiamarsi Palma di Montechiaro solo nel 1865, è legata alla costruzione del castello Chiaramontano nel 1353. La sua storia è legata alla nobile famiglia dei Tomasi.

CASTELLO

Tra i diversi bei castelli chiaramontani in Sicilia, quello di Palma di Montechiaro è il solo edificato su un costone roccioso a picco sul mare. Realizzato nel 1353 fu, per la sua posizione strategica, di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati.
Dopo la morte di Andrea Chiaramonte e la confisca di tutti i suoi beni, il castello passò alla famiglia Moncada che ne cambiò il nome in Montechiaro con il chiaro intento di cancellare la memoria dei precedenti signori.
Dopo vari passaggi il castello perviene nel XVII secolo, per linea femminile, alla famiglia Tomasi un componente della quale, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo IV il titolo di duca di Palma.
Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu II duca di Palma e I principe di Lampedusa. Abbandonato al degrado per parecchio tempo, solo da poco ha subito lavori di restauro. E’ da ricordare che all’interno della cappella è custodita una statua della Madonna che il Caputo attribuisce ad Antonello Gagini.

MONASTERO DELLE BENEDETTINE

Costruito tra il 1653 e il 1659, inglobò il primo Palazzo ducale e accolse con la regola cassinese anche le figlie di Giulio, II duca di Palma, e in seguito anche la moglie Rosalia Traina. Si trova su una semicircolare e impervia gradinata, in una piazza quadrata con le strade che si incrociano nel luogo che un tempo era segnato dalla colonna con la croce. Venne inaugurato il 12 giugno 1659. Il monastero ha un aspetto semplice con finestre prive di decorazioni. Sul cortile interno, invece, si affacciano delle finestre decorate in stile barocco. All’interno il parlatorio ha volte a botte da cui si accede ad un giardino ricco di alberi in cui è sistemata una scultura della Madonna con San Benedetto. Le suore custodiscono, inoltre, la Madonna della Colomba Rosata. Ancora oggi è uno dei pochi monasteri di clausura in Sicilia, il cui accesso è impedito quasi a chiunque.
È il luogo della Beata Corbera del “Gattopardo”, dove si conserva una delle due lettere al diavolo e la pietra che, sempre io diavolo, tirò alla beata Suor Crocifissa Tomasi le cui spoglie riposano dentro il Monastero. Di questo luogo, oltre a Tomasi di Lampedusa, scrissero anche Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri.

PALAZZO DUCALE

Il palazzo ducale fu costruito dopo che il primo venne inglobato nel Monastero delle Benedettine (1653-1659). Acquisito dal demanio comunale e recentemente restaurato dopo anni di grave degrado, mostra un esterno semplice e compatto con due grandi facciate, una verso il mare e l’altra a oriente, unite a livello del piano nobile da un balcone angolare. L’edificio è caratterizzato da una estensione di soffitti a lacunari lignei dipinti che coprono le otto sale del primo piano e corrono su due fasce parallele, l’una verso il mare e l’altra verso la collina. Si distinguono i soffitti delle sale delle armi, quella degli Ordini militari e questri e religiosi, quella dedicata interamente all’Ordine di San Giacomo della Spada di cui il duca Giulio era aggregato, quella con lo stemma ducale dei Tomasi, inquartato con gli emblemi dei Caro, La Restia, Traina e infine la sala angolare che conteneva l’arme dei Tomasi col leopardo rampante sul profilo del monte a tre cime. Qui si trova la decorazione più sfarzosa con i lacunari più profondamente intagliati e dipinti in bianco, rosso e oro. I locali del piano terra ospitano la biblioteca dedicata a Giovanni Falcone.

CHIESA MADRE

A due passi dal Palazzo, la sontuosa Chiesa Madre, posta in cima ad una ampia scalinata, rappresenta una delle opere più significative del barocco siciliano. Sorge dov’era prima situata la chiesa di San Giuseppe che, fondata nel 1644 dal ragusano D. Vincenzo Ottaviano, venuto a Palma con i Tomasi, fu demolita. A ricordo fu costruita nella nuova chiesa una cappella consacrata a San Giuseppe. L’atto di fondazione della chiesa Madre è datato 2 ottobre 1666. Il disegno fu di Angelo Italia che contribuì anche alla costruzione della cappella del Crocifisso nel Duomo di Monreale. La facciata, realizzata con conci di pietra delle cave del Casserino, è costituita da un portale centrale fiancheggiato da due colonne sormontate da un frontone spezzato e da due portali minori ai cui lati si ergono due alti torri campanarie.
L’interno del Duomo, vasto, a tre ampie navate con cupola sul transetto, rivela un movimentato scenario decorativo in stucco di sapore neoclassico. In fondo alla navate è l’ampio presbiterio, cinto da splendide inferriate e due ricche cappelle intitolate al SS. Sacramento e alla Madonna del Rosario. L’altare maggiore è opera del palermitano Giuseppe Allegra; la cantoria dell’organo in legno scolpito è di Calogero Provenzani, padre di Domenico. È la chiesa descritta sempre nel “Gattopardo”, nelle pagine quando la famiglia del Principe arriva a Donnafugata.

Santa Margherita di Belice

Tra i luoghi dell’infanzia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa c’è senz’altro Santa Margherita che ha un’importanza centrale soprattutto perché è qui che Tomasi, all’età di otto anni, impara a leggere grazie alle spicce lezioni di Donna Carmela, un’umile ma efficacissima maestra contadina, mentre la madre gli insegna a scrivere il francese. Scarsamente frequentato – anche a motivo dei cattivi rapporti familiari con le autorità, sindaco e parroco in testa – il paese, è oggetto di pochissimi e indiretti cenni da parte di Tomasi. Alcune pagine dei “Ricordi” sono invece dedicate, sebbene succintamente, ai luoghi limitrofi: le vigne, il paesaggio disteso come “una immane belva accovacciata”, la passeggiata verso Montevago e quella verso Misilbesi, in un ambiente dal “piglio canagliesco”, violento e assolato, la Venarìa, ove si trovava il casino di caccia, meta di gite escursionistiche e gastronomiche, per non dire pantagrueliche. Il palazzo Filangeri-Cuto’, sede del Municipio, è anche il cuore del parco letterario dedicato all’autore del “Gattopardo”. Nato nel 2001, il Parco culturale si pone l’obiettivo di suggerire un viaggio all’interno del mondo dello scrittore, alla ricerca dei luoghi descritti o solo evocati nella sua opera letteraria e soprattutto nel romanzo che narra la storia del principe di Salina e della sua famiglia nella Sicilia dello sbarco dei Mille.

 

IL PREMIO LETTERARIO

Santa Margherita è anche la città del Premio letterario internazionale Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ha lo scopo di cogliere nella produzione letteraria i temi della pace e della convivenza dei popoli. Il messaggio etico-politico è palese in ogni edizione; a dimostrazione di ciò lo sono i giurati e premiati, che sottolineano l’intreccio tra diverse culture. La cerimonia di consegna del premio si svolge ogni anno nella prima settimana di agosto, in piazza Matteotti. La giuria è presieduta da Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo di Giuseppe Tomasi.