fbpx

I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “Storielle per granchi e per scorpioni”

Rubrica a cura di Salvatore Picone

Ci aveva incantato con Ogni ricordo un fiore. Adesso ci incanta con questo giardino di parole raffinate che confermano il grande autore che è Luigi Lo Cascio, oltre ad essere un grande attore e regista. In queste Storielle per granchi e per scorpioni (Feltrinelli) Lo Cascio – siciliano, con lontane radici a Racalmuto, terra del suo bisnonno, il medico filantropo don Ciccu Burruano – scava e va alla ricerca delle parole raffinate per raggiungere, anche attraverso l’arma dell’ironia, la coscienza del lettore. Perciò il libro, di cui presentiamo il risvolto, attraverso le trentatré storie – che vanno lette, avverte l’autore con il “beneficio del dubbio” – invita a meditare sulla leggerezza e sulla profondità della vita quotidiana del tempo che viviamo. Un po’ come era successo, più di settant’anni fa, con le Favole della dittatura di Leonardo Sciascia di cui Pasolini scrisse: «…attuale proprio nel suo venire “poi”, nel suo guardare le cose vicine col binocolo alla rovescia, rimpicciolendole in miniature dove esse trovano quella eternità a cui altrimenti non sarebbero ancora mature».

Luigi Lo Cascio, confermando il suo talento di scrittore e forte di una tradizione letteraria che va da Landolfi a Buzzati e da Kafka a Borges, dà voce alle nostre più grandi paure e alle piccole ossessioni, denudandole e portandole all’estremo, al punto da renderle paradossali e grottesche – quando non, per contro, liriche e commoventi.

Chiamarle “storielle” è cosa seria – come seri sono sempre i giochi –, perché in verità questi racconti, con una vena umoristica che percorre tutto il libro, invitano a meditare, e con il lettore – proprio come fa il titolo – giocano continuamente: lo spiazzano, ne spostano lo sguardo sollevandolo dalla quotidianità o, al contrario, spingendolo nelle pieghe dei giorni per osservarli al microscopio. Racconti filosofici, insomma, ma “da prendere con le pinze”, così come con le loro chele il Signor Granchio e il Signor Scorpione, dialogando fra loro di letteratura, deprecano l’abitudine degli uomini a scrivere solo di uomini, aprendo il ventaglio delle possibilità narrative a tutti i regni: animale, minerale, vegetale, con l’aggiunta del mirabile spettrale – il regno dei fantasmi. Ed ecco allora un saporito susseguirsi di storie di uomini ma anche di gatti e di batteri, di mosche che mangiano divani, ecco congiure di ceneri e spettri di soldati caduti in battaglia, ecco capre che fanno innamorare e fiori che emigrano in Norvegia.