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I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “Pagine scelte di Luigi Pirandello”

Rubrica a cura di Salvatore Picone

Grazie a Roberto Andò e al suo straordinario film La stranezza, molti sono tornati ai libri (e ai personaggi) di Pirandello. Potenza del cinema. Potenza di Pirandello e del suo genio letterario. E perciò questa domenica consigliamo la lettura o la rilettura di un libro pubblicato nel 2007.

Pagine scelte di Luigi Pirandello di Andrea Camilleri, l’altro grande scrittore nato nella stessa terra del grande drammaturgo, che in queste pagine mette assieme un’antologia personale, quasi affettiva, del ricco campionario di testi dell’opera di Pirandello. Pagine scelte da un profondo conoscitore del premio Nobel agrigentino e del suo teatro. Anni fa Giorgio Prosperi, grande critico teatrale, scrisse che Camilleri poteva permettersi di dare del “tu” a Pirandello. Lo scrittore e regista di Porto Empedocle gli rispose che mai si sarebbe permesso e che anzi, avrebbe chiamato Pirandello “Voscenza”, che dalle nostre parti – spiegò – sta per Vostra Eccellenza. Nel risvolto del libro, il racconto di Camilleri dell’incontro, da bambino, con l‘ammiraglio Luigi Pirandello. Un episodio ripreso dallo stesso Camilleri nella “conversazione” con Felice Cavallaro per un video dedicato alla “Strada degli Scrittori”.

«Ho visto, a dieci anni, arrivare a casa mia, all’improvviso, Luigi Pirandello. Nel 1935, l’anno prima che morisse. Indossava la divisa di Accademico d’Italia, e io lo credetti un ammiraglio in alta uniforme. “Cu si tu?” mi domandò in dialetto. “Nenè Camilleri sugnu” risposi. “Ah” fece, passandomi per un attimo la mano sulla testa. E poi: “C’è tò nonna Carulina?”. “Sissì.” “Chiamamilla. Dicci ca c’è Luicinu Pirannellu.” Andai nella stanza dove mia nonna dormiva (erano le tre di un pomeriggio afoso) e la svegliai: “Nonna, c’è un ammiragliu ca si chiama Luicinu Pirannellu e ti voli parlari”. Mia nonna emise una specie di gemito e saltò giù dal letto. Andai nella camera dei miei genitori. “È vinuto un ammiragliu ca si chiama Luicinu Pirannellu.”» (Andrea Camilleri).