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I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “La gloria e la prova”

Rubrica a cura di Salvatore Picone

Nuovo Cinema Paradiso ci ha incantati e ci incanta ogni volta lo rivediamo. È un film che non finiremo mai di amare, per tante ragioni. Per questo leggere il libro La gloria e la prova di Totò Cascio – il piccolo grande protagonista del film – ci ha confermato che il cinema, la letteratura, la musica, l’arte in generale in qualche modo hanno sempre un legame con i sogni. Cascio, dopo anni di silenzio, torna sulla “scena” e racconta il suo nuovo “Cinema Paradiso”: la luce della ribalta e il buio dell’esistenza e quindi la malattia che gli ha procurato la perdita della vista. È il film della sua vita che, ironia della sorte, somiglia a quella dell’amato Alfredo (l’indimenticabile Philippe Noiret) nel capolavoro di Giuseppe Tornatore che firma la prefazione del libro, edito da Baldini+Castoldi, che Cascio ha scritto con Giorgio De Martino. Come in un sogno, Totò Cascio ci svela ancora una volta, come fece il suo mitico personaggio cinematografico, quanto è importante credere in se stessi e nei propri sogni, anche quando tutto sembra essere difficile e oscuro. Lettura che si può benissimo accompagnare con le note e le melodie del Maestro Ennio Morricone.

Salvatore Cascio, detto Totò, è il bambino protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, l’indimenticabile capolavoro di Giuseppe – che lui chiama affettuosamente Peppuccio – Tornatore, vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero quindici anni dopo Amarcord di Fellini. Dopo questo film – che nel ’91 gli procurò anche il prestigioso Premio BAFTA – Totò continuò a lavorare sia con Tornatore (partecipa a Stanno tutti bene, con Marcello Mastroianni) che con registi del calibro di Pupi Avati e Duccio Tessari. Tutto ciò fino al 1999, anno in cui firma il suo «ultimo film». Dopo di che, si può dire che Totò Cascio scompare. Perché?

Ai giornalisti che lo incalzano non vuole dire la verità, preferendo far credere che il cinema si sia dimenticato di lui. È stata invece una grave malattia – la retinite pigmentosa con edema maculare, che gli ha procurato una perdita progressiva, irreversibile e quasi totale della vista – a farlo rinunciare a quella che era una carriera promettente e radiosa.

Oggi, a 42 anni, Totò Cascio ha trovato la forza e la voglia di raccontare la sua esperienza in un libro che è insieme memoir cinematografico e racconto di formazione e di rinascita. Grazie alla sua fede, al suo coraggio e alla consapevolezza acquisita, ora può tornare a vivere una vita degna di essere vissuta ed è questo il suo «Nuovo Cinema Paradiso 2.0», dice scherzando. Così, rinato, lancia un segnale a chi è nella sua condizione: non nascondetevi, anzi imparate ad accettarvi. «Senza accettarsi, ci si porta dentro l’avversario più feroce. Me lo disse anche Andrea Bocelli: “Totò, non è un disonore”. Sono state parole illuminanti».