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I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “Don Chisciotte in Sicilia”

Rubrica a cura di Salvatore Picone

La notizia di questi giorni del documento firmato nel 2003 da Andrea Camilleri trovato in discarica, con cui lo scrittore autorizzava il Comune di Porto Empedocle a usare il nome Vigàta per i cartelli collocati nei vari ingressi della città, mi ha fatto pensare al romanzo dall’agrigentino Roberto Mandracchia Don Chisciotte in Sicilia pubblicato la scorsa estate da “Minimum fax”.

Il racconto, infatti, si apre proprio con la cerimonia di inaugurazione della targa di “Benvenuti a Porto Empedocle – Vigàta”. Da quel momento è tutto un susseguirsi di vicende legate a un simpatico professore in pensione che si crede essere Montalbano, il celebre commissario nato dalla penna di Camilleri, cantastorie di Vigàta.
Ed eccolo, quindi, il risvolto di questa domenica.

Un romanzo per chi ama le “storie” della vera Vigàta (e a noi particolarmente caro, giacché il libro è dedicato a Totò Martorana che a Porto Empedocle è stato l’unico “in grado di raccogliere mandarini in estate”).

Lillo Vasile, professore in pensione, ha 78 anni, gli ultimi dei quali passati in casa a leggere romanzi gialli. Quando, con una piccola cerimonia, viene aggiunto il nome Vigata alla targa del suo paese, qualcosa gli scatta nella testa e lo porta a convincersi di essere il protagonista delle sue amatissime storie: il commissario Salvo Montalbano. In compagnia della sua fedele spalla Fazio, che in realtà si chiama Ousmane ed è un venditore ambulante senegalese, si getterà a capofitto in un delirante carosello di incontri, risse, evasioni e agguati, cadendo ogni volta e ogni volta rialzandosi perché soltanto due cose contano ormai nella sua vita: essere degno dell’amore della sua Livia e riportare la giustizia in una terra, quella siciliana, spesso avara di riscatti.

Tra cappelli di paglia come elmi di Mambrino e pale eoliche come mulini a vento, le sue avventure ricalcheranno quelle di Don Chisciotte e del suo scudiero Sancho Panza, ma filtrate alla luce di un’isola che da sempre rovescia e rinnova gli alfabeti e le biblioteche. In questo continuo gioco di rimandi, Roberto Mandracchia riesce a divertirsi e a divertirci con la letteratura, omaggiandola e alimentando l’utopistico desiderio di ogni lettore: essere un altro, un cavaliere errante che ripari i torti della vita e curi la fragilità della condizione umana. Quello che resta, dopo tante tragicomiche capriole, è solo un sentimento di tenerezza e riconoscente stupore.