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Andrea Camilleri e la Strada degli Scrittori: il ricordo di Felice Cavallaro per “Notabilis”

Un cruccio mi confidò Andrea Camilleri intervistandolo qualche anno fa, a casa sua, per la Strada degli scrittori. Entusiasta che l’idea di accendere i riflettori su un percorso di piccoli e grandi centri dove sono nati e hanno trovato ispirazione Pirandello, Sciascia e tanti altri autori, partendo dalla Caltanissetta di Rosso di San Secondo, arrivasse nella sua “vera Vigata”.
Accendendo una sigaretta dopo l’altra e portando un fazzolettino di carta verso gli occhi umidi, aggiunse l’aggettivo “vera” all’immaginario paesino del suo Commissario Montalbano che coincide con l’amato luogo natio di Camilleri, Porto Empedocle. E lui spiegò quell’aggettivo. Con parole semplici che riproponiamo parlando soprattutto ai giovani delle grandi opportunità che la lettura e il richiamo di quegli scrittori può dare lungo la loro Strada. Parole di una video intervista ricca di aneddoti e richiami caustici, come lui sapeva fare, da navigato narratore.

Il riferimento del grande Andrea corre agli effetti straordinari innestati dalla trasposizione televisiva dei suoi romanzi, sequenze in cui Montalbano perde baffi e capelli perché si impongono sullo schermo il cranio pelato e la bravura di Luca Zingaretti. Ecco le parole del Maestro: “Personalmente soffro di una certa situazione. C’era un articolo apparso su Le Monde che spiegava come mentre il turismo in Sicilia è in calo è invece in aumento nelle zone del commissario Montalbano, naturalmente le zone televisive. Ecco a me autore piacerebbe tanto che venisse qualche turista a vedere le zone letterarie e non solo quelle televisive ormai conosciute…”.

Era un modo per confermare la sua adesione all’idea di quella Strada degli scrittori che con il suo assenso avrebbe lavorato, come continuiamo a fare, per attrarre viaggiatori e lettori verso la “vera” Vigata. Ovviamente senza nulla togliere al fascino di Scicli o Marzamemi, di Modica o Ragusa Ibla. Anzi interrogandoci sulle ragioni che hanno portato la regia tv a zoomare su quelle aree ben tutelate. Evitando alcuni scempi che si sono accumulati proprio nella Vigata dove da qualche tempo, anche sulla spinta della letteratura e di nuovi interessi economici, si comincia a cambiare passo. Cercando di recuperare il fascino d’un tempo. Avendo le carte in regola, visto che siamo a due passi dalla famosa Scala dei Turchi, citata da Camilleri in uno dei suoi più bei racconti, “Il cane di terracotta”, tradotto in decine di lingue, cinese compreso.
Ed ecco un’altra riflessione consegnata da questo scrittore che, come narra nella stessa videointervista, a dieci anni, si vide arrivare in casa un uomo alto ed elegante per incontrare la nonna del piccolo Andrea. Era Luigi Pirandello. Imparentato con quella nonna e con quel bimbo che allora cominciò a scoprire le meraviglie dell’antica Porto Empedocle, compresa la vicina Scala dei Turchi: “Dove praticamente sono vissuto. Quando era ragazzo vivevo lì da maggio a ottobre, sempre buttato in acqua con i miei amici. E’ una delle cose più belle di Porto Empedocle, la Vigata in cui si muove il mio commissario Montalbano. Ma debbo dire che anche la Torre di Carlo V non è male… Pirandello ne parla, la descrive alta, massiccia, lugubre. Così incombente, così importante, così piena di storia quella torre…”.

Con quella intervista, che continuiamo a proporre ad ogni incontro soprattutto con i giovani, Andrea Camilleri diventa così il primo cicerone della Strada degli scrittori. Divertito all’idea che il viaggiatore, in cerca di conferme e spunti letterari, arrivando a Porto Empedocle e vedendo la statua del commissario Montalbano piazzata sul corso principale, possa confondersi. Disorientato dalla memoria delle sembianze di Zingaretti. Trovandosi piuttosto davanti a una immagine che non somiglia affatto all’interprete delle fiction televisive: “Ma non si può fare il monumento all’attore che interpreta il personaggio. Se uno deve tratteggiare il protagonista di Magret non è che fa il monumento a Gino Cervi o a Jean Gabin. Lo fa come è raccontato da Simenon…”.

Questo richiamo alla vera Vigata dovrebbe però diventare un messaggio da far proprio in modo autocritico, interrogandoci sul perché in qualche caso siano state scelte delle false Vigate. Un modo per celare gli orrori di un abusivismo che rivela l’aridità culturale di chi ha pensato di potere costruire sulle spiagge, perfino a ridosso della Scala dei Turchi.
Ecco perché Camilleri condivideva l’assonanza da noi sempre esposta fra Strada degli scrittori e strada della legalità. Ricordando come su quel tratto, da Caltanissetta a Vigata, fossero caduti per mano mafiosa il giudice Saetta con uno dei suoi figli, il giudice Livatino, il maresciallo dei carabinieri Guazzelli ed altre vittime innocenti di un orrore da Camilleri combattuto con parole nette e chiare. Sollevato dal fatto nel cuore di questa strada, sotto la Valle dei Templi, papa Wojtyla abbia piantato una Croce invocando in giudizio di Dio sui boss. Una Croce che resta fissa sotto le colonne doriche di una civiltà che gli scrittori della Strada e i racconti di Camilleri rinnovano.

Articolo pubblicato sull’edizione di Notabilis dedicata alla memoria di Andrea Camilleri