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Sciacca. Accursio Miraglia, 75 anni dopo

Il 4 gennaio 1947 veniva ucciso il sindacalista che ispirò Sciascia per Il giorno della civetta

Settantacinque anni fa la mafia uccise a Sciacca, nel cuore antico della città, il sindacalista Accursio Miraglia, l’uomo delle tante battaglie sociali, il difensore dei diritti dei più deboli. Vittima dell’arroganza mafiosa, Miraglia non chinò mai la testa e per questo, mentre tornava a casa dalla Camera del Lavoro, lo uccisero. Aveva 51 anni.

Alla sua storia si ispirò Leonardo Sciascia che nel 1960 scrisse, nella campagna della Noce a Racalmuto, Il giorno della civetta, pubblicato l’anno successivo. Il celebre romanzo consacrò Sciascia al grande pubblico. Anni dopo, nel libro-intervista La Sicilia come metafora, dichiarerà di essersi ispirato proprio alle vicende di questo siciliano che non ha mai avuto giustizia. Le indagini, infatti, non sono mai arrivate ad una conclusione, nessun condannato, né mandanti né esecutori.

Oggi, 75 anni dopo, la città di Sciacca ricorda Accursio Miraglia con un omaggio delle istituzioni, della Camera del Lavoro di Sciacca e dei familiari al cimitero e al monumento a lui dedicato presso la villetta Lazzarini.

“Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”, scrisse Miraglia. Era nato a Sciacca il 2 gennaio 1896.

 

Così scrive Raimondo Moncada sul sito del Comune di Sciacca:

Frequentò la scuola tecnica ‘Mariano Rossi’ e l’Istituto Commerciale di Girgenti. Ventenne, venne assunto dal Credito Italiano di Catania e trasferito a Milano come capoufficio. In Lombardia entrò in contatto con il gruppo anarchico di Porta Ticinese e iniziò un’attività politico-sociale a fianco della classe operaia. La banca lo licenziò e Accursio Miraglia ritornò nella sua città, mettendo a frutto le proprie capacità e la propria generosa umanità in diversi campi.

Aprì un’industria ittico-conserviera, poi un negozio con le sorelle in Corso Vittorio Emanuele. Divenne commerciante di ferro e metalli al porto. Fu anche artista. Trovava il tempo per suonare il violino, dipingere, scrivere (fu anche autore di copioni del Carnevale di Sciacca).

Fu amministratore del Teatro “Rossi” di Sciacca, la cui attività gli permise di conoscere la compagna della vita, Tatiana Klimenko, attrice di una compagnia teatrale russa, figlia di un generale cugino dello zar Nicola II.

Accursio Miraglia fu sempre vicino ai sofferenti, a chi non aveva voce, a chi aveva bisogno di un aiuto. Restaurò a proprie spese una parte dell’orfanotrofio dell’amico don Michele Arena, non facendo mancare l’invio di generi alimentari alle Giummare e al Boccone del Povero. Durante la seconda guerra mondiale, fu uno dei promotori del Comitato di Liberazione divenendo poi dirigente dell’allora Pci e della locale Camera del Lavoro.

Su sua iniziativa, venne costituita e avviata la cooperativa “La Madre Terra” realizzando una delle prime forme di unione e solidarietà tra lavoratori. Sempre opera di Miraglia fu la storica “Cavalcata” che vide sfilare pacificamente per le vie della città circa diecimila manifestanti per chiedere l’attuazione della legge – contrastata dai latifondisti – che concedeva la terra incolta alle cooperative agricole.

L’ultimo incarico di Miraglia fu la presidenza dell’ospedale dove alle ore 22,30 del 4 gennaio 1947 entrò privo di vita.

Durante il corteo funebre, suonarono all’unisono le sirene delle industrie italiane, con i lavoratori che si fermarono per alcuni minuti…
Il figlio Nico ha istituito una fondazione “Accursio Miraglia” per tenere sempre viva la memoria del padre, ricordare tutte le vittime della mafia e il loro sacrificio, portare avanti la loro azione promuovere attività antimafia soprattutto nelle scuole e tra i giovani.