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Quel fil rouge tra Sciascia e il Gattopardo

La serata svoltasi il 20 novembre scroso, in un teatro “Pirandello”, gremito in ogni ordine e grado, e voluta dall’associazione “Strada degli Scrittori” con il patrocinio del Comune di Agrigento, del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi e della Fondazione Teatro Luigi Pirandello, è stata un modo per “ricucire uno strappo”, per colmare il vuoto – ingiusto – di una mancata celebrazione dei 60 anni del “Gattopardo”, ma anche un modo per restituire giustizia ad uno dei grandi libri del ‘900, opera dalla storia travagliata, insieme ai suoi maggiori esperti e a chi, come il figlio adottivo Gioacchino Lanza Tomasi, ha conosciuto Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Durante la serata si è anche celebrato e ricordato Leonardo Sciascia nel 29esimo anniversario dalla scomparsa. Un filo rosso tra due autori che non è solo mera cabala statistica, ma è qualcosa di più profondo, come è stato evidenziato durante la serata con i contributi di due grandi esperti di letteratura e del “Gattopardo” in particolare, cioè il professor Silvano Nigro e il professor Salvatore Ferlita. Un confronto, moderato dal giornalista e presidente dell’associazione “Strada degli scrittori” Felice Cavallaro, che ha consentito di approfondire alcuni aspetti dell’opera sciasciana e di Tomasi di Lampedusa, individuando anche alcuni aspetti poco noti (o poco notati) del libro, come il fatto che il principe di Salina muoia nello stesso giorno in cui sarebbe poi nato Benito Mussolini ( e da lì capire chi sarebbero state le “iene” e gli “sciacalli” che avrebbero seguito i “gattopardi” nella gestione del potere in Italia è davvero semplice) o il fatto che nel libro, durante la descrizione del celebre banchetto a base, tra le altre cose, di un ricchissimo timballo, lo scrittore abbia voluto che i partecipanti bevessero vino bianco, molto poco consigliato. Una “pecca” che Luchino Visconti sanerà nella sua trasposizione cinematografica ma che, ha spiegato Lanza Tomasi nasceva da un fatto semplicissimo: Tomasi di Lampedusa era astemio e di vini, nei fatti, non capiva nulla. La serata, già ricca di contenuti, è stata impreziosita da alcuni importanti contributi artistici, in primis quelli dell’attore Sebastiano Lo Monaco, direttore artistico del Teatro Luigi Pirandello, che ha letto alcuni brani da “Il Gattopardo”, “Il Consiglio d’Egitto”, “Il Giorno della Civetta” e “Le parrocchie di Regalpetra” strappando applausi alla platea attenta. A questo si sono aggiunti alcuni momenti musicali a tema con l’Orchestra dei docenti dell’Istituto Giuseppe Tomasi di Lampedusa-Angelo D’Arrigo di Palma di Montechiaro e una rievocazione del ballo del Gattopardo e un ulteriore intervento artistico del Liceo Classico Empedocle di Agrigento (con due studenti che hanno letto un brano del “Gattopardo”, quello della morte del principe di Salina) e infine un’esibizione della giovanissima ma già affermata cantante Chiara Rizzo, del liceo “King” di Favara e allieva dell’Accademia “Palladium” che ha eseguito la sua “Preghiere salpate”, una canzone sulle migrazioni e sulla Sicilia. Coinvolto nell’organizzazione anche l’Ipsseoa “Ambrosini” di Favara. Durante la serata, realizzata anche grazie ad alcuni sponsor, prova del grande interesse delle imprese sulle iniziative della “Strada degli Scrittori”, itinerario turistico letterario legato ai luoghi di alcuni dei più grandi autori del Novecento, è stata anche annunciata la realizzazione di una spediale cartolina con annunno postale dedicato ai sessant’anni del capolavoro di Tomasi di Lampedusa.

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