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PROPOSTE DI LETTURA Un saggio virtuoso su Francesco Paolo Di Blasi

Federico Li Calzi, scrittore di Canicattì, ci presenta il saggio Francesco Paolo Di Blasi e il Riformismo nella Sicilia del Settecento di Luciano Carrubba

La scrittura della saggistica mira da sempre alla produzione di un documento di carattere divulgativo o scientifico che, in relazione all’argomento trattato, si disarticola con diverse varietà d’espressione.

Vediamo, adesso, attraverso quale forma comunicativa Luciano Carrubba sceglie di trattare la figura di Francesco Paolo Di Blasi, giurista, politico italiano e patriota, vissuto nella seconda metà del XVIII secolo e giustiziato nel 1795 per via delle sue idee sovversive, ispirate alla rivoluzione francese.

Lo studio critico di Carrubba, giovane saggista siciliano, è un  lavoro responsabile, affidabile, riflessivo nel senso ampio del termine, che tratta nelle sue estensioni, che gravitano attorno all’emblema di Francesco Paolo di Blasi, il rinnovamento istituzionale, giuridico, sociale e culturale siciliano iniziato nel 1700. Ciò che emerge in questo testo è la capacità di sintesi di Carrubba e l’abilità di muoversi agilmente in un periodo storico assai complesso come il passaggio dalla Sicilia feudale a quella capitalista.

 

In questa dissertazione l’autore dimostra padronanza d’argomenti e sicurezza d’approccio concettuale con un linguaggio informativo/istituzionale, senza incertezze o pause di ripensamenti, in cui i vari argomenti vengono scansionati analizzando questo arco temporale non soltanto dal punto di vista politico, ma anche e soprattutto, culturale, economico, sociale, giuridico e aristocratico.

Interessante sotto l’aspetto storico notare come in questo percorso emergano figure che hanno avuto ruoli di rilievo, in questo processo di rinnovamento, quanto il personaggio principale di questo documento e che vengono affrontate per linee fondamentali, risolte, peraltro, in sintesi razionali ed efficienti senza andare a turbare il percorso che punta dritto verso Di Blasi.

 

Questo volume, edito da Kimerik, risulta valido per caratura linguistica, spessore di concetti, chiarezza espositiva e condensazione d’argomenti che vanno a innervare il discorso da un capo all’altro del libro e ne costituiscono gli orditi per un saggio attuale, veloce senza inutili approfondimenti che andrebbero ad appesantire il discorso di inutili orpelli e ridondanze retoriche.

Un manuale questo che, vista la sua unificazione espositiva e precisione tecnica, potrebbe supportare gli studenti che si trovano ad affrontare letture come il “Gattopardo” o “I Vice Re” per avere un quadro chiaro di quel momento storico e meglio comprendere i fatti narrati.

 

La figura di Francesco Paolo di Blasi individuata da Luciano Carrubba come architrave verso la modernità siciliana, non è una scelta a caso o di preferenza ma, come già rintracciata da Sciascia ne “Il consiglio d’Egitto” (che fu definito l’anti-gattopardo) viene vista come la figura che non si limita “affatto a guardare le stelle come il Principe di Salina” (G. Traina), ed è una conferma del suo prezioso contributo verso questo processo antifeudale, lento e mai del tutto concluso.

 

Lungo questo percorso di civilizzazione e sviluppo, iniziato nel settecento, si assiste ad una frattura tra baronato e potere regio non di facile e veloce risoluzione ma che al contrario si è protratto negli anni andando a rallentare il corso evolutivo del progresso isolano, creando disagi e attriti fra le diverse classi sociali.

Si incontrano così affondi riflessivi mai sviliti da ovvietà e riproduzioni altrui, ma consapevoli, brevi e sicuri che come lame aprono squarci durante il trattato andando a condire il discorso di spunti personali, mai soffocati nel solco della limitata visione del sé.    

Questi elementi non sono da considerare come limiti di questa pubblicazione, anzi, sono segni di novità e competenza rispetto ad una produzione saggistica incontrollata che origina manuali poco fruibili per via di approfondimenti eccessivi e ridondanti o eccessivamente superficiali, senza nessuna preparazione tecnica, ma solo per velleità.  

 

Nel suo “excurrere” testuale questo volume propone un linguaggio che nella variazione semantica rimane essenziale, senza sfasature anacronistiche e senza sovraccarichi inutili di termini ricercati, che avrebbero il solo scopo di impressionare il lettore inesperto. Si trovano, allora, momenti discorsivi, mai prosaici, tessuti in schemi predefiniti e mai di getto, in cui la lingua viene dominata con sapienza, che punta al recupero di un dire mai limitato al pensiero personale ma sempre con l’ampia visione del momento storico affrontato, accostando con audacia le sue idee a pensatori come Domenico Caracciolo, Giovanni Agostino, De Cosmi e assumendosi la responsabilità di un tale confronto.                                                                                             

Federico Li Calzi

La tensione stilistica sempre costante fa da chiave di volta a questo libro, senza legami a strutture saggistiche obsolete ma mostrando consapevolezza e criterio nell’analisi. La sua misura di studio non si risolve mai in sfasature sul piano umanistico, creando così, peraltro come già detto, una comunicazione e un manuale pratico e incisivo. Carrubba fa emergere fra le pieghe delle sue accettazioni da rendiconto i disagi e le problematiche che il popolo siciliano ha dovuto affrontare in questo arco temporale, poiché nonostante la spinta delle idee riformatrici il potere regio stentava ad accogliere il pensiero progressista, ristagnando in una società che Verga aveva inquadrato nel ciclo dei vinti.

 

È questa la cifra espressiva di Carrubba la Sicilia isola-continente: universo che implode agli affanni di un popolo angariato sempre da nuove dominazioni, ogni volta confuso da leggi nuove che non venivano mai applicate. Un popolo disorientato dalle varie culture che ne hanno fatto spesso una terra senza identità, una terra di contraddizioni e paradossi, di Santi e Diavoli, di fertilità e sterilità, di miracoli e disastri, di incubi e sogni, di profumi e miasmi, di guerra e pace, di eroi e codardi, di infami e onesti, di sole e di pioggia di amore e odio, di vita e morte; di una terra nonostante tutto sempre amata e invidiata.