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“La Sicilia parli all’Europa come fecero i Florio”

La scrittrice Stefania Auci al Master di scrittura sulle Parole della Sostenibilità ha parlato di “Energia”

Dopo il laboratorio dello scrittore Gaetano Savatteri, che si è svolto ieri pomeriggio al sesto Master di Scrittura della Strada degli scrittori e Treccani, la scrittrice Stefania Auci ha incantato oggi gli allievi com la sua “lezione” sulla parola “Energia”: “È quella che ci vuole per far tornare la Sicilia come ai tempi dei Florio”, dice.

Stefania Auci, molto legata ad Agrigento, ci parla delle riprese della serie televisiva iniziate da poco tratte dal suo successo editoriale I Leoni di Sicilia: “E’ un sogno da bimba che diventa realtà. Le mie parole che diventano immagini. Sono molto contenta per la produzione Disney, per la regia di Paolo Genevose con cui ho avuto modo di confrontarmi. Abbiamo una visione molto simile. E poi sono contentissima del cast. Ho apprezzato molto la presenza di attori siciliani, significa avere persone che sanno parlare il dialetto, ma soprattutto conoscono i silenzi che è un linguaggio nella nostra terra. Sono felice, è per me una grandissima soddisfazione. Ovviamente so che la trama della serie televisiva non sarà totalmente corrispondente a quella del romanzo. E’ giusto che sia così. Sono molto grata alla Leone che per prima ha creduto nella bontà del mio testo acquistando i diritti”.

Che ha di magico la storia dei Florio da catturare l’attenzione di migliaia di lettori?

“Penso che sia la storia di questa famiglia, la capacità di vedere che al di là della ricchezza, della fama, del potere ci sono quei piccoli incastri di sentimenti che troviamo in ogni famiglia. Forse questa capacità di rispecchiarsi all’interno di una storia che, seppure con le sue peculiarità e i suoi connotati, richiama moltissimo il vissuto delle nostre nonne, dei nostri bisnonni, di quella rete parentale e familiare che ci portiamo dentro in un modo o nell’altro”.

I Florio parlano ancora alla Sicilia di oggi?

“La Sicilia di oggi ha bisogno di credere nelle proprie capacità, di non affidarsi soltanto alla manna che viene dal cielo, a un certo tipo di statalismo che dovrebbe aiutarlo ma che talvolta fatica ad ingranare. La Sicilia di oggi avrebbe bisogno, a mio avviso, di alcune cose importanti: una sanità che funzioni una scuola che scopra e valorizzi talenti, investendo sull’Università (a parte Palermo, quelle di Messina e Catania, come ci dicono le statistiche, hanno avuto ultimamente esiti molto tristi). E poi soprattutto una rete di infrastrutture che finalmente porti la Sicilia in Europa, come ai tempi dei Florio. Abbiamo avuto molti finanziamenti europei che sono stati spesi male o, ancor peggio, non sono stati spesi affatto. Chiedere a ragazze e ragazzi di restare in un’isola che non offre nulla è deleterio. E questo vale non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia. Oggi c’è un’emigrazione  che è altissima, l’Italia si sta spopolando, si svuota dei suoi giovani migliori. Purtroppo siamo un Paese di vecchi che non investe sul proprio futuro”.