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Il nuovo libro di Giusy Sciacca: “La mia Sicilia è femmina”

LETTURE Virità, femminile singolare-plurale è il libro della scrittrice siciliana pubblicato da Kalòs. Un racconto dell’universo femminile dell’isola, da Aretusa a Santa Lucia.

La verità non è mai solo singolare, ma di certo è femminile. Parola di Giusy Sciacca, l’autrice di “Virità, femminile singolare-plurale” appena pubblicato per i tipi di Kalòs. Un libro che è un percorso di ricerca dalla Sicilia verso l’universalità della storia mediterranea attraverso la narrazione del femminile.

Attraverso la vita delle protagoniste dei venti racconti di Giusy Sciacca – scrittrice che vive tra Roma e Siracusa, animatrice del blog Parola di Sikula dedicato ai libri e alla cultura – stanche di essere spesso dimenticate o travisate: narrano la loro la storia e spiegano al lettore la propria versione dei fatti. Alcune abitano sull’Isola dai tempi del mito, altre sono partite per poi ritornare, altre ancora sono arrivate in epoche più moderne, fino a giungere agli albori del Novecento. Sono dee, artiste, nobildonne, talvolta sante, ma anche rivoluzionarie, eretiche, scienziate. Il volume – che è il risultato dell’intreccio di queste singole voci, scelte e filtrate dalla scrittura dell’autrice – diventa così plurale. Come la parola virità, femminile singolare-plurale, appunto.

Virità, femminile singolare-plurale” non è rivolto solo alle donne o solo ai siciliani, ma va oltre i confini regionali. Nei racconti delle protagoniste – da Aretusa, Santa Lucia, Cleopatra di Sicilia, Damarete di Agrigento a Peppa la Cannoniera e a molte altre più e meno note – si leggerà della storia e del patrimonio culturale che appartengono all’Italia intera. Un viaggio per tutti attraverso la stratificazione storica dell’isola attraverso lo sguardo a protagoniste indiscusse della sua lunga storia.

«Il titolo e il sottotitolo racchiudono tutto il senso di questo progetto: un termine siciliano femminile singolare e plurale. Niente di più chiaro. La stessa virità può essere parziale, relativa. Appartiene a una e a molte, ognuna è certa di averne almeno una – spiega l’autrice – Siano state esse regnanti, nobili o schiave e popolane, criminali o eretiche, donne di scienza e artiste, hanno vissuto da protagoniste più di quanto spesso la storia o la letteratura abbia reso loro merito perché viziate da misoginia atavica, di frequente tanto interiorizzata da non essere percepita. A queste si aggiungono le nostre sante e le ninfe dalle quali spesso i riti religiosi provengono». E aggiunge: «Delle protagoniste ho cercato di interpretare il sentire, ciò che non hanno detto o non è stato sufficientemente ascoltato. Non hanno mai parlato così o non era stato permesso loro di parlare in alcuni precisi momenti. Adesso, sì».

S.P.

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