fbpx

Giuseppina Torregrossa: “L’esercizio della scrittura per scoprire noi stessi”

Ritorno lungo la “Strada degli scrittori” per la scrittrice siciliana che sarà nuovamente tra le docenti del Master di scrittura 2020. Ecco la sua testimonianza

Se la scrittura è un gesto impudico, la difficoltà più forte è stata quella di rompere il muro della riservatezza e mettere a nudo l’animo di ciascun partecipante. Non solo tecnica quindi, ma un percorso di liberazione da tabù e schemi che possono condizionare il modo di esprimersi. Scrivere è un gesto liberatorio; farlo in modo genuino e semplice è la vera rivoluzione per chi vuole raggiungere il cuore del lettore. In quest’ottica di naturalezza e sincerità abbiamo affrontato l’uso delle tecniche di visualizzazione. Vedere prima di esprimersi; vivere la storia prima di raccontarla.
Non è stato facile convincere i partecipanti a togliere le scarpe, a chiudere gli occhi e abbandonarsi al flusso dei pensieri. Ma poi la curiosità ha avuto il sopravvento. Tra respiri profondi, risatine imbarazzate, sguardi di sottecchi, abbiamo costruito una storia con il contributo di tutti.

Abbiamo imparato a contemperare l’entusiasmo sensuale di un giovane uomo, con l’ingenua fantasia di un adolescente, con il desiderio romantico di alcune ragazze. La nostra protagonista ha mosso i primi passi su una spiaggia deserta, ha osservato l’orizzonte con ansia partecipe, ha steso panni colorati che hanno preso a svolazzare alla brezza marina, per avviarsi poi verso un finale che ognuno avrebbe declinato a proprio piacimento e senza considerare le esigenze del gruppo. Perché il narratore deve essere libero da condizionamenti.

In questo esercizio, ci siamo scoperti, io e i partecipanti al master, affetti dalle stesse timidezze, bloccati dal medesimo riserbo. Per recuperare fiducia gli uni nell’altra preziosa è stata la lettura collettiva dei classici; dalle pagine intime e piene di furore di Victor Hugo, alla provocante e appassionata prosa di Goliarda Sapienza, alla razionale analisi degli scrittori siciliani della tradizione. Perché c’è sempre un lettore bulimico al fondo dell’animo di un aspirante scrittore.