fbpx

 È morto il poeta Stefano Vilardo, l’amico di sempre di Sciascia 

A marzo avrebbe spento 99 candeline. Le ultime uscite pubbliche pochi giorni fa, per il centenario della nascita dell’amico che frequentò sin dagli anni del magistrale, a Caltanissetta. Originario di Delia, il suo paese saprà valorizzare i suoi luoghi, per incrociare il percorso della “Strada degli scrittori” con Racalmuto e Caltanissetta

Stefano Vilardo con Leonardo Sciascia negli anni Sessanta (foto Scianna)

“Ho conosciuto Nanà – così lo chiamavano gli amici a lui più vicini – nel lontanissimo anno scolastico 1936-37, quando una provvidenziale e veramente felice bocciatura mi fece compagno di banco e amico per la vita di un timido e impacciato ragazzo d’un intelletto non comune”. Stefano Vilardo così ricordava la lunga amicizia con Leonardo Sciascia. Nanà e Stestè, così si chiamavano. E davvero Vilardo, morto oggi a Palermo, dove viveva, è stato tra gli amici più cari dello scrittore di Racalmuto.

Quasi coetaneo di Sciascia, hanno frequentato a Caltanissetta la stessa scuola, il magistrale, in quegli anni visto gli stessi film, letti gli stessi libri. Amici e solidali. Si frequentavano, si scrivevano. Sciascia di Racalmuto e Vilardo di Delia (e con loro Lilly Bennardo, era i tre gli amici più stretti), Caltanissetta è stata la città delle loro passioni. “Leggevamo, eccome se leggevamo, libri e periodici, le terze pagine dei giornali… abbiamo avuto alcuni eccellenti maestri che si ingegnarono a far di noi dei giovani coscienti e pensanti e ci aprirono finestre sul mondo”, raccontava Vilardo ad Antonio Motta in quel suo libro pubblicato da Sellerio nel 2012, A scuola con Leonardo Sciascia. “Mi piace che tu scriva e mi piace quel che scrivi”, scrisse Sciascia all’amico nel maggio del 1940. Nessuno dei due ancora aveva pubblicato nulla, ma si confrontavano sulle poesie e i saggi che scrivevano, scambiandosi anche giudizi sui film che vedevano.

Nel 1944 le nozze di Leonardo Sciascia e Maria Andronico. Erano anni difficili. Il testimone Vilardo regalò ai due sposini, che si sarebbero stabiliti nella casa di Racalmuto ora aperta al pubblico e tappa della “Strada degli scrittori”, un coniglio e una colomba. Un regalone, per quei tempi. E lo stesso Sciascia fu poi testimone delle nozze di Vilardo (nella foto a sinistra) che ultimamente diceva di voler scrivere un libro di ricordi legati alla sua Delia. E magari avrebbe raccontato ancora delle passeggiate nei paesi della Sicilia con Sciascia alla ricerca di dolci tipici. E delle passeggiate alla Noce, nella campagna di Racalmuto, sin dagli anni in cui ancora c’erano, nella vecchia casa in gesso, le zie dello scrittore: “Chi, delle zie di Nanà, ha lasciato in me più viva, più fresca, più appetitosa memoria, fu zia Giuseppina, detta Nica… i suoi arrosti di galletti ruspanti, le sue profumatissime fuazze condite con filetti di sarde ben bene dissalate, fettine di aglio, pezzetti di caciocavallo ben maturo e un’abbondante nevicata di sapido canestrato: ca lu ciauru ‘ndamava tutta contrada Noce”.

Tanti ricordi, molti dei quali, per fortuna, rimasti in libri e pagine di giornali. Come fece alcuni giorni fa per i cent’anni di Sciascia: “Poi dovrebbe toccare a me – disse al critico Salvatore Ferlita – vorrei arrivarci da vivo, quanto meno ci proverò, ho deciso di non mollare”. Ma non ce l’ha fatta. E il 22 marzo avrebbe spento 99 candeline.

Racalmuto, Delia, Caltanissetta. Luoghi legati a Sciascia e al poeta Stefano Vilardo che ha pubblicato le raccolte di poesia “I primi fuochi” (Salvatore Sciascia editore, 1955), recensito per primo dall’amico Sciascia, “Il frutto più vero” (Salvatore Sciascia editore, 1960) e “Gli astratti furori” (Salvatore Sciascia, 1988). E’ autore anche dello studio etnologico “Il paese del giudizio” (Il Vespro, 1977), e tra i suoi libri spicca “Tutti dicono Germania Germania” (Garzanti, 1975, ripubblicato da Sellerio nel 2007), una raccolta di 42 storie di emigranti trasposte in versi. Come narratore, invece, ha pubblicato con Sellerio “Una sorta di violenza” (1990), “Uno stupido scherzo” (1997), e “A scuola con Leonardo Sciascia” (2012). E nel 2018 De Pianta editore ha pubblicato le lettere di Sciascia a Stefano Vilardo nel libro, in trecento copie numerate, “Nessuno è felice: tranne i porsperosi imbecilli“.

Di Delia, di questo paese assolato nel cuore della Sicilia, di questo concittadino illustre che risponde al nome di Stefano Vilardo, scrisse lo stesso Sciascia, presentando una raccolta di poesie dell’amico Stesté: “Vilardo è nato a Delia, in provincia di Caltanissetta, e a Delia è vissuto per tanti anni, insegnando nelle scuole elementari. Poeta, per così dire, in proprio (un paio di volumetti pubblicati in edizione limitata: poesie di idillio, poesie d’amore), ad un certo punto si è dato a raccogliere e ricreare queste storie. E non è stata un’operazione facile. Per quanto, leggendole, non sembri, la mediazione del poeta c’è stata. La ricreazione, appunto. E che non sembri, è il maggior merito di questo libretto”.

Basta questo per passare da Delia, per fare una capatina nel paese del critico Luigi Russo, nato nel 1892. E nel paese di Stefano Vilardo.

Salvatore Picone