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BUFALINO, CENTO ANNI DOPO Nadia Terranova ricorda Gesualdo Bufalino
“Affascinata dalla sua lezione sul valore della Memoria”

Conversazione con la scrittrice siciliana che oggi parteciperà, assieme a Felice Cavallaro, Beppe Cino, Pippo Digiacomo, Giovanna Giordano, Antonio Oliveri e Salvatore Picone, alla diretta Facebook della “Strada degli scrittori”.

Il 15 novembre di cento anni fa nasceva a Comiso lo scrittore Gesualdo Bufalino. La “Strada degli scrittori” lo ricorda oggi con un’iniziativa ideata dal direttore dell’associazione Felice Cavallaro che a partire dalle 18:30 converserà in diretta su facebook con le scrittrici Nadia Terranova e Giovanna Giordano, con Pippo Digiacomo, presidente della Fondazione Bufalino di Comiso, il regista Beppe Cino che realizzò il film tratto dal libro Diceria dell’untore e l’agente letterario della Demea Antonio Oliveri.

Nadia Terranova, molto legata alla “Strada degli scrittori”, docente nella scorsa edizione del “Master di scrittura”, ha scritto recentemente l’introduzione della Favola del Castello senza tempo di Bufalino, edito da Bompiani. Un libro per ragazzi ristampato in occasione del centenario: Che bello pensare che lui ha scritto per i ragazzi – ci ha detto la scrittrice – il suo è un mondo di adulti, di luce e di lutto, ed è tenero che questo scrittore, che non ha avuto figli, si rivolge ai bambini. E ti dico di più: anche un adulto che non l’ha letto può avvicinarsi, attraverso le Favole, agli altri bei libri di Bufalino e alla sua magnificenza barocca. Questo libro, che era stato un pochino dimenticato, finì insieme a tutti i suoi libri, come sappiamo, alla biblioteca della Fondazione che porta il suo nome Adesso torna in una bella edizione arricchita dalle illustrazioni di Lucia Scuderi”.

Parlaci del “tuo” Bufalino…
Il primo libro letto negli anni del liceo è stato “Le menzogne della notte”. Ce ne parlava in classe il professore di Italiano, Giuseppe Cavarra, un poeta-intellettuale che si occupava di poesia dialettale. Davvero in quegli anni a Messina, grazie a Cavarra, molti di noi studenti avevamo uno sguardo speciale sulla letteratura siciliana. E ci parlava anche dei contemporanei, di Camilleri, di Bufalino, che morì nell’anno in cui mi sono diplomata. Lessi in quegli anni pure “Diceria dell’untore”. Ti confesso che fu amore tiepido rispetto a quello per Leonardo Sciascia. Dopo diversi anni trovai “Argo il cieco”. L’incontro con questo libro è stato epocale. E’ stato per me una riscoperta. Da allora ho recuperato tutti i libri di Bufalino, gli aforismi, “Cere perse”, “L’uomo invaso”. Tutto. E ho iniziato a frequentare Comiso, la sua biblioteca in piazza delle Erbe. Degli scritti di Bufalino mi affascina molto il rapporto con la Memoria.

Eppure Bufalino, come tanti autori siciliani, rimane un po’ nel dimenticatoio. Se ne parla in questi ultimi mesi in occasione del centenario, ma poi?
Infatti Bufalino non è ricordato per niente. Gli scrittori siciliani, ahimè, non occupano il posto che meritano. Maria Messina, Consolo, anche lo stesso Sciascia, anche se è molto citato, ma non così tanto letto. Bufalino non è nemmeno citato…

Recentemente hai scritto di un’ideale passaggio di testimone tra due importanti centenari, quello di Bufalino, di cui oggi cade la data esatta, e quello di Sciascia, il prossimo 8 gennaio…
Sì, e trovo commovente che due scrittori fossero così tanto amici. La loro era un’amicizia dal significato nobile. Incontrarsi, osservarsi, riconoscersi un ruolo, incoraggiarsi. Due uomini, Sciascia e Bufalino, che si volevano veramente bene, in cui l’affetto non era solo a parole, ma fatto di concretezze, di riconoscenza concreta. Dovremmo vivere così i nostri rapporti umani e intellettuali, ed è bellissimo questo messaggio che ci consegna il loro rapporto.

Salvatore Picone