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I “RISVOLTI” DELLA DOMENICA / “Processo a Pasolini”

Rubrica a cura di Salvatore Picone

Nell’anno del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, tra le tante pubblicazioni dedicate al grande intellettuale italiano, consigliamo di leggere Processo a Pasolini. Un poeta da sbranare di Umberto Apice, pubblicato dalla casa editrice Zolfo.
L’autore, magistrato ed ex avvocato generale presso la Corte di Cassazione, si sofferma nel suo libro di 170 pagine, introdotto dalla prefazione di Roberto Saviano, sulla vicenda giudiziaria che coinvolse Pasolini negli anni Sessanta e che interessò milioni di italiani.
Lo scrittore e regista, praticamente, venne processato per rapina a mano armata. Il 18 novembre 1961 l’intellettuale friulano venne denunciato dal proprietario di una pompa di benzina di San Felice Circeo. Il processo stabilì che Pasolini agì per simulare la sequenza di un suo film e non per rapinare il benzinaio. Il regista venne, comunque, riconosciuto colpevole di minaccia con arma.
Un libro da leggere anche per capire cos’era l’italia di quegli anni.

La morte di Pasolini è un mistero tipicamente italiano. Umberto Apice, magistrato e narratore, intraprende una strada nuova per indagare le verità e le sfaccettature rimaste ancora nascoste. Lo fa partendo dall’accusa giudiziaria più surreale tra le tante che furono architettate contro lo scrittore-regista: l’imputazione di una tentata rapina a mano armata. Quel processo degli anni Sessanta viene usato nel libro come bussola per cercare, nella selva dei pervicaci fatti persecutori, una logica e una regia comuni. Un’indagine documentata e ragionata: il cui esito è un’ipotesi molto più che plausibile di un accanimento protrattosi per oltre quindici anni e programmato da ambienti caratterizzati da sottocultura omofoba e odio politico.